Uno dei capisaldi della propaganda elettorale dell’attuale maggioranza fu una fotografia della “piazzola ecologica” d’allora con la didascalia che chiedeva ai cittadini poggesi se volessero il paese in quello stato. Proprio a causa di quella fotografia l’attuale maggioranza può aver vinto le elezioni. Poco dopo la vittoria elettorale, i carabinieri sequestrarono la “piazzola ecologica” anche in forza della testimonianza fotografica esibita. Per ovviare alla mancanza del servizio, l’Amministrazione combinò con la SIEM (Società Intercomunale Ecologica Mantovana), ora incorporata da “Mantova ambiente s.r.l.”, di procedere ad una razionale ristrutturazione della “piazzola ecologica” facendola divenire una piccola discarica a tutti gli effetti.

Il tempo intercorso fra il sequestro e l’inizio dei lavori fu di circa un paio d’anni, tanti quanto sono intercorsi, mese più mese meno per la durata dei lavori. Durante questi quattro anni (ripeto: mese più mese meno), i cittadini di Poggio Rusco per eliminare imballaggi, vecchi elettrodomestici, mobili in disuso, potature e sfalci e, in genere, tutti quei rifiuti che non fanno parte dei R.S.U. (rifiuti solidi urbani), hanno visitato, più spesso del solito, San Giovanni del Dosso, Magnacavallo, Schivenoglia e chi più ne ha più ne metta e più precisamente le “discariche” di quei paesi, con disagi e maggiori spese di trasporto con annessi e connessi.

L’impressione che si prova ora nel transitare davanti alla modernissima e razionale discarica, è quella suscitata dalla tela di Penelope. A tutti è nota la faccenda. Penelope in attesa del marito Ulisse che doveva tornare a casa dopo la vittoria degli Achei contro Troia, vide la sua casa riempirsi giorno per giorno di pretendenti che furono chiamati Proci, i quali la volevano impalmare giudicandola ormai una vedova. Per ingannare quelli che Fellini avrebbe chiamato “vitelloni” e che un recente ministro della Repubblica Italiana avrebbe chiamato “bamboccioni”, Penelope promise loro che avrebbe scelto il Procio da sposare allorquando avesse terminato di tessere una tela di fibra di lino. Penelope che in cuor suo “sapeva” che Ulisse sarebbe tornato, per allungare i tempi, di giorno tesseva la tela e di notte la disfaceva.

Ora, ripeto, transitando per Via Ovara, un giorno sembra che i portoni si debbano aprire da un momento all’altro; il giorno dopo davanti a quel portone ci sono buchi transennati nel terreno antistante che fanno sembrare lontanissimo il giorno in cui s’apriranno. Ecco il paragone: noi cittadini poggesi siamo come i Proci in attesa che Penelope termini la tela. La terminerà?

La storia riporta che non la terminò ma noi, vero signor Sindaco, riusciremo a vederla terminata e se non tra poco tempo, tra tanto tempo.

Mario Setti

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